Non chiamiamole solo donne!

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Due donne alla guida dell'Europa. Chi sono Ursula von der Leyen e Christine Lagarde

 

Il Corriere titola “Due donne al vertice dell’UE”, su Repubblica si legge “Due donne ai vertici dell’Europa, accordo su Commissione e Bce”, il Mattino di Napoli “Le donne dell’Ue: Von der Leyen e Lagarde” e potremmo continuare così per molto tempo.

Le principali testate hanno così titolato le nomine di Ursula von der Leyen e Christine Lagarde, la prima tedesca, merkelliana di ferro, alla guida della Commissione europea, la seconda, francese, alla guida della Banca Centrale Europea.

Le due signore andranno a ricoprire ruoli di estrema importanza per la nostra Europa, ma possibile che la cosa che ha maggiormente colpito le testate italiane è che siano entrambe donne? Perché ancora ci si meraviglia che donne possano ricoprire ruoli importanti? Sicuramente questa è la prima volta che delle donne ricoprono questi ruoli, ma era proprio necessario tutto questo stupore?
Eppure proprio la nostra stampa, i nostri giornalisti, avrebbero avuto ben altri argomenti per commentare le suddette nomine, non da meno il ruolo dell’Italia in questa nuova Europa. Una buona parte dei nostri politici ha infatti espresso perplessità su queste nomine.
Ma vediamo in breve la loro storia professionale.

Von der Leyen e Lagarde: quali ruoli ricoprono?

Von der Leyen e Lagarde: quali ruoli ricoprono?

 

Von der Leyen è un medico, madre di sette figli, è stata ministro del lavoro e degli affari sociali e adesso ricopre il ruolo di ministro della Difesa. Viene considerata “paladina delle mamme lavoratrici”.

Lagarde è parigina ed è avvocato, dal 2011 è Direttrice operativa del Fondo Monetario. È stata ministro del commercio estero e ministro dell’economia.

La Merkel e Macron si sono detti soddisfatti per le nomine, che confermano la loro leadership tra i paesi dell’Unione.

Per fortuna leggendo gli articoli abbiamo potuto approfondire la conoscenza di queste due donne, leggere le varie opinioni, in favore e contro le loro nomine.
Sicuramente non bisogna fermarsi ai titoli, ma il titolo in sé è importante, preannuncia un articolo, in qualche caso lo riassume. E queste due nomine non possono essere sintetizzate sottolineando solo il loro genere femminile. Forse è il giornalismo italiano, che, ancora molto maschile, deve aprirsi a visioni più ampie riguardo al genere dei ruoli.

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