Cooking Therapy: la serenità è servita!

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Cooking Therapy: la serenità è servita!

Affettare le verdure, sbucciare la frutta, impastare e persino friggere può essere terapeutico e dare benessere. A sostenere questa tesi sono ricerche scientifiche autorevoli che hanno studiato gli effetti positivi del cucinare del nostro cervello.

In cosa consiste la cooking therapy?

Il meccanismo psicologico che si attiva è il “coping”, ovvero una strategia di adattamento. Esistono diversi meccanismi che le persone possono utilizzare per fronteggiare i problemi, le emozioni negative ed i conflitti con gli altri.

I più noti sono l’attività fisica, la meditazione e gli esercizi di respirazione. Ma un’altra tecnica che si è rivelata efficace è quella che prevede di passare del tempo in cucina tra fornelli e ricette. Molti lo fanno già in modo inconsapevole: si dedicano alla preparazione di piatti particolari e dolci perchè così trovano serenità.

Non sanno però che quei procedimenti sono stati studiati dagli psicologi ed inseriti in veri e propri protocolli di cura. Nel trattamento delle persone con forme di demenza, ad esempio, si suggerisce di cucinare per allenare la manualità e l’attenzione. La preparazione di un piatto influisce anche sull’autostima e sull’umore, mentre ricordare gli ingredienti ed i passaggi di una ricetta mantiene viva la memoria.

Spesso non ci si fa caso ma mentre si prepara una pietanza, i sensi vengono coinvolti nella loro globalità. L’attività del cucinare è infatti ricca di sollecitazioni. Vista, gusto, olfatto e persino l’udito (ad esempio, il suono dell’olio che sfrigola in padella) attivano diversi stimoli sensoriali che possono svolgere un ruolo significativo nel trattamento dell’ansia.

Cooking therapy: un'esperienza immersiva

Cooking therapy: un’esperienza immersiva

Una possibile spiegazione del motivo per cui cucinare allevia i disturbi ansiosi arriva anche da uno studio pubblicato sulla rivista Health Education&Behavior: cucinare è un’esperienza immersiva che coinvolge sia la memoria a breve termine, necessaria per svolgere i compiti complessi, sia quella procedurale a lungo termine, necessaria per ricordare la realizzazione del piatto.

La ricerca ha dimostrato che le persone impegnate in un compito di questo tipo riescono a regolare e modulare le emozioni, dimenticandosi temporaneamente di paure, angosce ed emozioni negative. Nei minuti oppure ore che servono per cucinare un piatto elaborato, impastare ed affettare, ci si può persino non accorgere di quello che succede intorno e scivolano in secondo piano le preoccupazioni sulle quali tendiamo a rimuginare troppo.

Ma c’è un altro aspetto terapeutico da non sottovalutare. Cucinare è un regalo prezioso che facciamo a noi stessi ma anche agli latri. Alcuni studi hanno dimostrato che preparare qualcosa di buono a parenti ed amici dà grandi benefici a chi lo fa ed a chi lo riceve. E’ un modo semplice per esprimere creatività e per dare forma ai sentimenti.

Chi ha difficoltà ad esternare emozioni può dunque rimediare con un dolce, anche solo biscotti fatti in casa. Un bel modo per dire “grazie”, “scusa”, “ti voglio bene”.

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