Lotta contro la violenza sulle donne Home » Lotta contro la violenza sulle donne » Una donna vittima di violenza non è sola, se è in grado di chiedere aiuto Una donna vittima di violenza non è sola, se è in grado di chiedere aiuto Da Rossana Nardacci Pubblicato 23 Novembre 2018 5 min lettura Commenti disabilitati su Una donna vittima di violenza non è sola, se è in grado di chiedere aiuto 2 285 Condividi su Facebook Condividi su Twitter Condividi su Reddit Condividi su Pinterest Condividi su Linkedin Condividi su Tumblr Avvocatesse, psicologhe e operatrici dalla parte delle donne Ci sono donne che ogni giorno si battono per dare un supporto concreto alle vittime di violenza. Il primo passo da fare se si è vittima è quello di chiamare il 1522, il numero verde del Dipartimento per le Pari opportunità gestito dalle operatrici di Telefono Rosa. Poi ci sono i centri antiviolenza, circa 200 in tutta Italia, molti dei quali riconducibili all’Associazione DiRe : non serve un appuntamento per avere un primo colloquio. A seconda del caso, si viene indirizzate verso un legale ed una psicologa o, se a rischio di vita, accolte in una casa rifugio, ovvero abitazioni protette il cui indirizzo è segreto. Qui operatrici specializzate, oltre a lavorare sull’autostima, danno una mano a trovare lavoro, un passo indispensabile per riconquistare l’autonomia. L’aiuto offerto dai centri antiviolenza è gratuito: chi intende ricorrere alle vie legali può fare domanda per ottenere il patrocinio. Donne che come volontarie combattono contro la violenza Maria Marinelli, volontaria del Centro Donna Lilith di Latina, nato nel 1986 per volere delle donne che seguirono il processo per il delitto del Circeo (del 1975) in cui fu uccisa Rosaria Lopez, brutalmente stuprata con l’amica Donatella Colasanti. Un team composto da psicologhe, avvocati ed assistenti sociali aiuta le donne a sottrarsi da compagni violenti. Le donne che si rivolgono a questo centro sono casalinghe, insegnanti, libere professioniste. Raccontano di violenze domestiche, fisiche e psicologiche. Molte costrette dal partner a lasciare il lavoro non riescono a venirne fuori perchè non sono economicamente autonome. Rosanna D’Onofrio, psicologa e psicoterapeuta, si occupa di violenza in rete. Le ragazze che si rivolgono a lei sono minorenni vittime di cyberbullismo: dopo un rapporto sessuale ritrovano online filmati e foto intime. Si sentono in colpa, invece non hanno alcuna responsabilità: chi pubblica in rete certe cose commette un reato. Francesca Innocenti, operatrice in una Casa Rifugio, accoglie donne vittime di violenza. Qui riconquistano autostima, equilibrio e quando sono pronte a lasciare la casa vengono aiutate nella ricerca di un lavoro. Le donne che si rivolgono a Francesca sono spesso madri che arrivano con i loro figli con quasi niente: i documenti e pochi indumenti. Queste donne contattano il 1522 o il commissariato. Prima del loro ingresso nella Casa Rifugio, se ci sono minori, viene avvisato il Tribunale, i servizi sociali e la Questura. Ida Giuffrida, avvocato civilista, si occupa di diritto di famiglia e collaboro con Telefono Rosa, offrendo gratuito patrocinio alle donne. Incontra chi ha bisogno di consulenza dando loro indicazioni in caso intendano agire legalmente. E’ un lavoro di squadra: collabora con la psicologa e la collega penalista. Ida ha a che fare con donne che possono essere la moglie di un notaio o la donna con un livello sociale meno elevato.