Il boudoir, metafora della femminilità e dell’erotismo settecentesco

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portrait of madame de pompadourhd

Questa stanza creata appositamente per le donne è luogo dei piaceri segreti del corpo e della politica europea del XVIII secolo

Il boudoir è uno spazio dell’abitazione inventato e pensato appositamente per le donne ed è stato descritto nel XVIII secolo come la sala per eccellenza. Sia in letteratura che negli studi culturali il boudoir è la metafora dell’erotismo e del corpo di una donna. Il luogo per i piaceri segreti e troppo poco analizzato sotto l’accezione architettonica.

Per comprendere cos’è questo luogo andrebbero studiati gli aspetti storici, artistici, culturali e intrinsechi della società francese del Settecento. La Francia dell’epoca era molto devota alla religione cattolica per cui andava creato uno spazio privato femminile nel quale ella poteva sentirsi libera di esprimere i lati più nascosti.

Le stanze dedicate ad una donna in quegli anni erano tre: l’oratorio, l’oratorio-boudoir e il boudoir vero e proprio. Dal secondo termine in poi dobbiamo considerare un’area dedicata all’affettività e alla sessualità.

Molti sono i resoconti di scrittori, cortigiani e architetti che appuntano avventure indimenticabili avvenute in quelle stanze. Sarebbe opportuno mettere in evidenza anche un esame oggettivo delle norme comportamentali, relazionali e organizzative per la progettazione di un luogo architettonico ben definito. In tal senso si può affermare che il boudoir dal diciottesimo secolo sia stato il simbolo dello sviluppo artistico-architettonico col fine della creazione di una nuova vita privata moderna.

Oggigiorno probabilmente il boudoir è un piccolo armadietto, connotazione completamente diversa rispetto al Settecento e Ottocento. Alcuni studiosi ed esperti amano utilizzare il termine ”boudoir” con l’accezione sinonimica di ”Gabinetto”. In realtà non è davvero così in quanto questo luogo era stato inventato per descrivere e vivere nuove relazioni sociali stabilendo i confini nella famiglia aristocratica.

Nei primi anni del XVIII secolo il boudoir era la stanza privata della fanciulla aristocratica che si apprestava con devozione alle nozze future. In questo modo il boudoir rimaneva in un mondo completamente chiuso arricchito da finta onestà e buonismo. La sua opinione muta notevolmente quando alla metà del XVIII secolo fu portato con prepotenza nei discorsi dell’opinione pubblica a causa di rumors e pettegolezzi raccontati, sotto mentite spoglie, nei romanzi, riviste e nello stato ufficiale degli organismi divenendo paradigma di fantasie sessuale e pratiche edonistiche.

Su questa stanza misteriosa e criptica molte donne si sono interessate a sviscerarne i segreti, una su tutte fu Margaret King o Michelle Perrot che la considerano come una merce di lusso per il mercato familiare. In verità se si legge attentamente la storia della nascita del boudoir si apprende quanto questo sia stato studiato appositamente, sotto l’intervento architettonico, per contenere uno stato mentale, emotivo e comunicativo femminile. In quegli anni la donna non possedeva sfortunatamente le stesse parità degli uomini per cui necessitava di esprimere il suo rapporto con le azioni che avvenivano effettivamente nella realtà e ciò che desiderava fare.

Per comprendere un po’ meglio questa nostra tesi sarebbe utile studiare l’etimologia del verbo francese ”boudoir’‘ che significa ”silenzioso” ed è una piccola e graziosa stanza decorata frequentata dalla donna quando vuole stare sola o in compagnia dai suoi amici più intimi. Seguendo sempre questa scia di investigazione possiamo prendere in prestito il Trésor che elenca diversi esempi: un luogo in cui si effettuano piaceri intimi, del corpo, affari segreti, scambio di informazioni o di denaro e potere.

Questo luogo tanto amato dalle donne diventa la tana erotica anche per gli uomini, basti pensare a Michel Delon che discute le sue fantasie proiettate nel boudoir. Christophe Martin e Henri Lafon collegano al boudoir la metafora della seduzione e delle forme sinuose femminili.
A queste affermazione oserei accennare il ritratto di Madame de Pompadour che nel 1756 commissionò a Boucher un suo ritratto nella sua biblioteca-boudoir.

Per altri invece, ad esempio Ed Lilley, il boudoir inventato dal popolo francese ha avuto a lungo una reputazione negativa dovuta alla sua attività solitaria di una donna mettendo nell’oscurità il suo desiderio di educare se stessa attraverso la lettura.

Nel 1795 quando fu pubblicato La filosofia nel boudoir”del Marchese de Sade scoppiò un grande scandalo. In quanto fu considerato un’opera pornografica letteraria ma col tempo fu considerato un dramma socio-politico.

Ambientato proprio in un boudoir, diviso in sette parti e illustrato dallo stesso autore, narra l’esperienza e la filosofia di Madame de Saint-Ange e il Conte de Dolmancé. Secondo i protagonisti l’unico sistema morale che possa rafforzare il sistema politico, dopo la rivoluzione francese, è il libertinage e se i francesi non riuscissero ad adottare questa strategia si potrebbe tornare nuovamente alla monarchia. Dietro allo sfondo fortissimamente sessuale si cela in realtà un’esposizione intelligente e forte delle sue posizioni: incline all’ateismo, alla distruzione dell’aristocrazia e alla paura di una nuova monarchia.

In questo caso il boudoir diventa il teatro sadiano in cui si mettono in scena le problematiche delicate di un changement sociale difficile da gestire.

In seguito a quest’analisi dovremmo affermare, senza timori, che il boudoir era l’anticamera del potere politico e sociale femminile. Se le gentil dame non potevano partecipare attivamente alla vita democratica della Francia utilizzavano gli uomini, a volte a costo anche di concedersi, per far arrivare il proprio punto di vista ai piani alti del potere. Sicuramente all’epoca, tanto quanto oggi, il boudoir contiene una connotazione puramente sessuale e incline ai piaceri della carne ma sarebbe utile studiare l’ampia letteratura passata moderna che utilizza questa ‘modesta’ stanza per effettuare concretamente un mutamento sociale anche femminista.

 

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